Seminario internazionale sulla Feminist Science Fiction
Convegno del 18 marzo 2006
Teatro della Casa dello Studente | Sapienza, Università di Roma
Dopo il primo assaggio del convegno cantabrigense del 2005, il Laboratorio ha promosso una giornata di studio dedicata interamente ad un soggetto letterario. Sino a quel momento, gli oggetti letterari erano complessivamente restati al margine delle attività del Laboratorio. La formazione di molte delle partecipanti è umanistico-letteraria e la nostra “dotta ignoranza” rispondeva al timore di vedere invaso lo spazio del Laboratorio dagli studi e dalla professione. Dopo qualche titubanza, ci siamo decise infine a rompere il silenzio scegliendo appositamente una produzione letteraria che, se alcune frequentavano assiduamente da lettrici, non rientrava però fra i nostri abituali oggetti di studio: la fantascienza femminista. Negli ultimi trent’anni e specie nel mondo anglosassone, il genere fantascientifico aveva fatto registrare prodotti di grande interesse per la sintesi di tradizione letteraria, culture underground ed esame critico dei fenomeni in atto nella società contemporanea. Sottogenere letterario relativamente nuovo, la Feminist Science Fiction (FSF) ci attirava tanto per l’impatto sull’immaginario femminile quanto per la capacità di far propri gli stimoli della rivoluzione culturale femminista. Questo progetto ha quindi trovato una preziosissima sostenitrice in Laura Salvini che, occupandosi già da tempo di FSF (con studi in particolare su Joanna Russ e Octavia E. Butler), ha collaborato alla concezione e messa in opera del “Seminario di Studi internazionali sulla Feminist Science Fiction”.
Gli atti del convegno sono editi nel volume Figurazioni del possibile. Sulla fantascienza femminista, a c. di Maria Serena Sapegno e Laura Salvini (Iacobelli, Roma 2008).
L’introduzione di Maria Serena Sapegno chiarisce come la fantascienza, proprio perché genere tradizionalmente “minore”, si sia prestata più agevolmente all’ingresso delle donne. Quest’ingresso, d’altronde, ha rivoluzionato dall’interno le coordinate della fantascienza classica, non solo e non tanto immettendovi protagoniste e tematiche femminili, ma perché ha riattualizzato due delle potenzialità principali del genere. Da un lato, la potenzialità critica, irrisoria dell’esistente e delle sue convenzioni; dall’altro, la potenzialità utopica, l’immaginazione liberatoria di un altrove che attui i desideri e che tuttavia è sempre in tensione dialettica con la proiezione dei peggiori incubi, in questa produzione polarizzati intorno alla cancellazione del corpo e allo scontro tra “il potere dello scienziato e il potere materno”.
Il saggio di Laura Salvini indaga le diverse definizioni offerte della FSF da parte dei critici e soprattutto delle autrici, proponendo di vederne le peculiarità nella libertà creativa, nella funzionalità didattica (dell’esperimento mentale del “what if?” più che immediatamente contenutistica), nel linguaggio dell’emozione con cui la forma narrativa permette l’accesso alla speculazione teorica.
Anna Scacchi firma un saggio monografico su Charlotte Perkins Gilman (1860-1935). Dalla lettura incrociata della produzione letteraria utopica di Gilman, alla quale questa autrice deve la sua notorietà, con le sue scritture autobiografiche, emerge nitido il ritratto di un programma politico proto-femminista che scelse la letteratura come strumento di trasformazione del reale.
A Federico Appel e ad Eleonora Carinci si devono due attraversamenti: la singolare vicenda di un concorso letterario promosso dalla rivista “Letture per la Gioventù” nel 1906 che rispondeva a chiare coordinate ideologiche antifemministe; e un’analisi distopica, come si conviene al genere, di Souls (1982) di Joanna Russ.
Cuore pulsante della pubblicazione, così come era stato nel corso del convegno, i tre saggi di Tatiana Crivelli, di Margaret Brose e di Charlotte Ross offrono letture assai diverse dei due romanzi The Left Hand of Darkness (1969) di Ursula Le Guin e di The Handmaid’s Tale (1985) di Margareth Atwood. Dall’autointerrogazione di Crivelli sulle ragioni della sua estraneità a questo genere, generatore di angosce; all’analisi letteraria e storico-politica di Brose; alla lettura post-moderna di Ross, la stratificazione e il dialogo degli sguardi rispecchia fedelmente le pratiche del Laboratorio.
Arricchiscono la raccolta, oltre a un ricordo di Octavia Estella Butler, scomparsa poche settimane prima del nostro convegno, a firma di Laura Salvini, due contributi di assidue frequentatrici, esperte e autrici di FSF: per parte anglosassone di Sarah LeFanu e per parte italiana, sotto forma di intervista, di Nicoletta Vallorani. Chiude il volume Liana Borghi con un quadro sintetico della storia della FSF dagli albori alle sfide contemporanee; chiude, in verità, per aprire con un explicit che vale ricordare: “Direi di cominciare continuando a leggere”.
Una recensione in inglese di questo volume, a firma di Valentina Polcini (University of Exeter), è apparsa sulla rivista specializzata “Science Fiction Studies” della DePauw University, vol. 36, parte 3 (novembre 2009).